La baia di Lorenzo - Silvio Vallero - Pietro Ferrari
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E’ uscito da poco, presso l’editore Cinque Terre di La Spezia, il libro La baia di Lorenzo, di Silvio Vallero e Pietro Ferrari. D.H. Lawrence a Fiascherino, recita il sottotitolo. Di questo, infatti, si tratta: i nove mesi trascorsi dallo scrittore inglese con la compagna Frieda von Richtofen, fuggiasca da un precedente matrimonio, in riva al nostro mare. Ne fanno fede, non solo le lettere febbrili e incantate del romanziere per svariati amici, critici ed editori, ma anche i ricordi raccolti da Vallero, uno degli autori, dalla viva voce di svariati suoi parenti, primo fra tutti il nonno Ezechiele Azzarini, barcaiolo e vicino di Lawrence. Gli Azzarini, infatti, risiedevano nell’unica altra casa della baia di Fiascherino. Nacque, così, una lunga amicizia, testimoniata dal nomignolo dello scrittore, divenuto da allora “Lorenzo”, oltre che dalle fotografie tratte da Vallero dal suo archivio personale. Un Lawrence, dunque, privato, felice di frequentare insieme a Frieda quella famiglia di contadini-pescatori, proprio mentre veniva completando, sulla scia del successo di critica riscosso dal romanzo Figli e Amanti, la sua nuova opera narrativa intitolata L’arcobaleno, rimasta poi tra le sue maggiori. Dell’una e dell’altra sfera, personale e professionale, dà conto l’agile volumetto, tracciandone anche attraverso le lettere il vivido intreccio, culminante nel matrimonio di Ezechiele, a cui Lawrence partecipò come testimone, salvo incontrare, per la sua meraviglia, tre imbucati nelle persone di altrettanti poeti inglesi venuti a fargli visita da Firenze. La pesca dei polpi, poi serviti al pranzo di nozze, una nevicata fenomenale, il trasporto da La Spezia su una barca a remi del pianoforte richiesto da Frieda, la raccolta delle olive, la processione del venerdì santo costituiscono alcuni fra gli altri capitoletti della narrazione intessuta dai due autori con passo svelto e, insieme, con scrupolosa fedeltà alla verità storica di quei minimi eventi nel felice soggiorno dei due ospiti d’eccezione. Completa il libro, presentato di recente con esito festoso a un folto pubblico nella Sala Consiliare del Comune di Lerici, un cammeo dedicato a Charles Tomlinson, il poeta inglese che, quasi come un successore di Lawrence, negli Anni Cinquanta abitò a sua volta a Fiascherino, dove ebbe modo di conoscere il nostro poeta Bertolani, dedicatario della sua poesia Su alla Serra e autore, per parte sua, dei versi intitolati La casa di Charles.
Esaurita, ormai, la prima tiratura, il volumetto, distribuito nelle librerie di Sarzana e La Spezia, oltre che nelle edicole di Lerici e Tellaro, riapparirà tra breve in ristampa.
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Sabato 26 Gennaio 2013 dalle 16:00 alle 20:00 Lerici - Sala Consiliare
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Sabato 26 gennaio dalle ore 16 alle 20, a Lerici, nella Sala Consiliare, si svolgerà il Simposio Il giovane Colli, in onore di Enrico Colli, Curatore delle opere postume di Giorgio Colli.
L’evento di respiro internazionale viene realizzato nell’ambito della X edizione della Rassegna Fuochi d’inverno, ideata e organizzata da Angelo Tonelli con il patrocinio della Associazione Culturale Arthena, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Lerici, del Progetto Fondazione Nuova Eleusis, e in collaborazione con l’Archivio Giorgio Colli. Dopo il saluto dell’Amministrazione, da parte del Vicesindaco Dino Baudone, il convegno si svolgerà con questo programma: Chiara Colli Staude, Istituto Italiano di Studi Filosofici, Scuola di Heidelberg: I nuovi postumi giovanili di Giorgio Colli editi dal figlio Enrico; Marco Colli, regista cinematografico e teatrale: proiezione del video “Si è fatta sera: perdonatemi che si sia fatta sera!”; Clara Valenziano, giornalista: Ricordi di Lucca: conversazioni filosofiche fra amici;Franco Manfriani, Responsabile Editoriale Teatro Maggio Musicale Fiorentino: Ricordi di un’amicizia; Valerio Meattini, Professore ordinario di Filosofia teoretica, Università di Bari: Giorgio Colli. “Anni di apprendistato”; Andrea Costa, appassionato di Vipassana: Giorgio Colli e l'Oriente
Alberto Banfi, Bibliotecario e curatore del sito web giorgiocolli.it: Un sito internet per l'Archivio Colli; Stefano Busellato, Università di Siena: Einleitung. Sono previste letture e interventi di improvvisazione musicale di Enrico Bardellini.. Coordina Angelo Tonelli; Presenzia Marina Toni. Proiezione del film di Marco Colli: Modi di vivere - Giorgio Colli, una conoscenza per cambiare la vita. Al termine brindisi mnemosynio e propiziatorio.
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Teatro Astoria - Venerdì 21 Dicembre ore 21 - Ingresso gratuito con i saluti del Sindaco
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ARTE MODERNA … E NON CONTEMPORANEA
Il 1909 e 1910 sono considerate le due date che hanno aperto le porte del novecento lasciando entrare una nuova corrente pittorica, che hanno riconfigurato la visione storica dell’arte e che prepotentemente hanno inciso nella collettività del tempo una nuova concezione della pittura venendo ricordate come la prima rivoluzione culturale del xx secolo racchiusa in una tela.
Il manifesto futurista firmato a Parigi dai cinque più innovativi artisti del tempo e la corrente metafisica di Giorgio De Chirico, dopo l’impostazione impressionista parigina hanno per la prima volta sdoganato l’arte dalla classica pittura figurativa, dove per secoli l’abitudine se pur di altissima qualità alle nature morte, ai ritratti, alla paesaggistica dei grandi pittori dei secoli passati avevano fossilizzato la capacità di apprezzare da parte dei fruitori dell’arte qualsiasi innovazione pittorica. Le grandi ciminiere delle nuove e moderne città, gli aerei sfrecciare in cielo per la prima volta, l’avvento del preludio dell’era fascista e le automobili prendere il posto dei calessi, il grigio del cemento togliere ogni poesia ai grandi viali delle metropoli italiane diedero ai futuristi lo spunto per gridare la loro rabbia, la loro contestazione, il voler liberare l’arte dalla schiavitù museale e impostare le loro tele sulla dinamicità dei movimenti e della rappresentazione contemporanea della realtà.
Mentre colui che verrà dichiarato il più grande maestro del ventesimo secolo italiano unirà la cultura ellenica e delle antiche vestali alla raffigurazione di scenari quasi completamente asettici delle più conosciute piazze d’Italia, delle figure dell’antica mitologia e di una scenografia che andasse oltre la fisionomia conosciuta, impostando con il termine Metafisica il concetto di una immaginazione fittizia del conosciuto. Tutto, tutto quello che verrà in seguito, i movimenti più innovativi del secolo, le sperimentazioni più ardite, le tematiche che porteranno l’Italia a dare i natali ai più importanti artisti contemporanei partì da quei giorni, da quei due anni che ancora erano alieni al primo conflitto mondiale, che ancora respiravano dei fasti del rinascimento fiorentino ma che lentamente, coscienziosamente, nel silenzio più assordante diedero il via a ciò che racchiuderà tutte le discipline culturali dell’uomo. Gli anni venti, trenta, quaranta, cinquanta, il periodo storico che preparò il terreno ai frutti della più straordinaria creatività del mondo dell’arte.
Giulio Gallo, il salotto dell'arte di Lerici
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Migrant Mother - USA 1936 D. Lange
La fotografia documentaria è un genere che nasce in Europa a partire dagli anni ’20 del ventesimo secolo, ma conosce il suo periodo di massima affermazione, nei due decenni successivi, negli Stati Uniti.
Dorothea Lange (Hoboken, 26 maggio 1895 – San Francisco, 11 ottobre 1965) è una delle maggiori interpreti della fotografia documentaria. Benché colpita da bambina da una grave forma di poliomielite, i cui postumi la tormenteranno per tutta la vita, studia fotografia a New York nella prestigiosa scuola di Clarence White. Si trasferisce poi a San Francisco, dove apre uno studio in cui lavorerà fino alla morte, ed è lì che inizia a interessarsi alle condizioni di vita nei quartieri più poveri della città. Sposa il pittore Maynard Dixon, da cui ha due figli, ma in seguito divorzia e nel 1935 si risposa con l’economista e docente universitario Paul Shuster Taylor. Fra il 1935 e il 1939 la Lange realizza un gran numero di reportage per la FSA, ritraendo soprattutto gli emarginati, i senzatetto e i gruppi di braccianti in perenne vagabondaggio attraverso la California alla ricerca di un po’ di lavoro, che Taylor integra e arricchisce con interviste e dati statistici.
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LA PITTURA, L'INNOVAZIONE E LE AVANGUARDIE DEGLI ULTIMI 150 ANNI
Un percorso attraverso i due secoli che scardinarono il concetto di pittura classica, di pari passo con l'evoluzione della specie "Uomo"
Giulio Gallo - Salotto dell'arte
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ERA IL TEMPO DEGLI IMPRESSIONISTI
Se la pittura ha da sempre rivestito un incarico illustrativo, dove le importanti committenze della Chiesa e della nobiltà incaricavano i più grandi maestri per tramandare le Sacre scritture o la propria immagine nel tempo ci fu un momento, un istante, una magia che fece sì che la pittura stessa venne sdoganata dai suoi compiti descrittivi per lasciare lo spazio all’improvvisazione, alla luce, a ciò che, con l’avvento della fotografia, nella metà dell’800 francese diede vita al più significativo e straordinario movimento della storia dell’arte. Quando tutto quello che sarebbe venuto dopo sarebbe stato solamente una lancetta muoversi in un quadrante schermato, senza più ragione di scandire il tempo.
Era il tempo degli impressionisti, quando uomini che vivevano soltanto la notte, seduti sui pontili della rive gauche con stivali in pelle nera immersi nell’acqua buia potevano immortalare luci ed ombre nello stesso istante, rendendo eterno un pensiero che mai più si sarebbe potuto ripetere. L’impressionismo fu il movimento pittorico che a seguito del realismo di Courbet e Millet fece sì che un quadro, un dipinto, una scena di vita quotidiana all’aperto diventassero protagonisti di una nuova espressione, per contrastare l’avvento di massa della fotografia, dando la possibilità a tutti coloro che sentivano di voler creare un segno che andasse oltre la semplice riproduzione di un’immagine di poter esprimere al meglio le proprie capacità. E aprendo al secolo che stava per arrivare una nuova strada verso ciò che presto venne chiamata Avanguardia. Nella magnificenza della Ville Lùmiere. Dove la A iniziale di arte si univa alla A finale della vita… Ma non furono soltanto i grandi nomi allora assolutamente tacciati quasi di eresia intellettuale, Monet, Lautrec, Renoir a scandire il battito di questo straordinario movimento, fu oltremodo il rivoluzionario accanimento all’innovazione, l’utilizzo di nuovi colori artificiali in commercio per la prima volta che permisero di poter dipingere en plein air, i nuovi supporti in tela che presero il sopravvento sulle pesanti tavole di faesite, impossibili da trasportare. Furono la collaborazione di mercanti d’arte dalla grande sensibilità e intelligenza artistica come Durand Ruel che organizzarono per primi le loro prime esposizioni pubbliche contro tutto e tutti i benpensanti e scarsamente colti “intellettuali” del tempo. Fu il contributo delle donne parigine disposte a tutto pur di accontentare i più straordinari predatori di Francia, concedendo loro grazie e autostima per renderli in grado di vivere al di sopra delle loro possibilità…insomma Parigi, la grande signora, colei che sotto le sue stelle vide nascere e crescere la più meticolosa ed affascinante generazione di artisti della storia fu la madre allattatrice di coloro che con i loro preziosissimi tocchi regaleranno alla storia le più straordinarie tele mai realizzate in così pochi istanti da sentirne ancora il vento muovere gli angoli. Lasciando a Maurice Utrillo il triste compito di chiuderne il cerchio, rubando l’azzurro alla neve, circuendo le pieghe delle gonne delle puttane di Pigalle, accarezzando i capelli delle bambine che rientrando da scuola lasciavano invisibili impronte sui boulevard della Ville Lumiere.
Era il tempo degli impressionisti, non lo sarà mai più.
Giulio Gallo
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